Dalia, dopo un periodo di vita a Toronto torna in Italia e più precisamente si sistema a casa del suo migliore amico nonché ex fidanzato Dario a Firenze. Inaspettatamente, giunta a casa, incontra Virginia, la zia di Dario. Dalia è sorpresa, Virginia non abita con loro che lei sappia ed è anche molto emozionata e in soggezione in quanto Virginia rappresenta per lei fin da piccola un mito, una musa, un esempio da osservare quasi di nascosto. Virginia ha solo pochi anni più di lei e Dario pertanto è quasi più una sorella maggiore che una zia. Tra ritrosie e imbarazzi questa convivenza forzata darà modo a Dalia di approfondire la conoscenza con Virginia con la quale, per quanto si conoscano da parecchi anni, non è mai riuscita ad avere un dialogo maturo e costruttivo. Si limitava ad osservarla da lontano, ammirandola e subendo il suo fascino di donna amante della libertà e della solitudine.
Questo romanzo è incentrato sulle emozioni e sulle relazioni umane intessute dai protagonisti. L’autrice ha svolto un lavoro magistrale riuscendo a costruire personalità autentiche ed estremamente realistiche. I dialoghi e le vicende sono intensi e toccanti proprio perché favoriscono una grande immedesimazione da parte del lettore. Ogni cosa che accade potrebbe essere potenzialmente reale ed è ciò che più amo nei libri. La scrittura di Silvia è scorrevole e al contempo pregna di emozione e coinvolgimento. Durante i mesi passati in quella casa Dalia avrà modo di riflettere profondamente su se stessa, guardarsi dentro e conoscere meglio i suoi pensieri e le relazioni che la legano a Dario e a Virginia in particolare. Dalia crescerà molto, uscirà arricchita dal confronto con Virginia una donna che mostra esteriormente la sua forza e la sua superiorità e solo a pochi prescelti mostra anche il suo lato più fragile, più insicuro e dubbioso. È un romanzo che parla d’amore, parla di sentimenti, parla di quanto è difficile staccarsi da una relazione che per quanto sia comoda e ci dia quel senso di stabilità non ci rende felici e soddisfatti. La ricerca della felicità è un atto di grande coraggio che non tutti riescono a perseguire per timori, per mancanza di fiducia in se stessi, per paura di restare soli o meglio, per paura di perdere l’illusione di avere qualcuno al fianco. Essere circondati da persone non è sinonimo di assenza di solitudine, spesso purtroppo siamo circondati da persone che non ci capiscono per incapacità o per non interesse e pertanto ci fanno più male che bene anche senza volerlo talvolta. Purtroppo per quanto possiamo voler bene al nostro partner non sempre è in grado di renderci liberi e felici. Non per cattiveria o per puntiglio ma proprio a causa di visioni di vita diverse, di scelte, di carattere.
È più egoista chi vuol tenere legata a sé una persona anche se non ci sta molto bene, anche se non si sente completamente a suo agio o chi decide di staccarsi da questa persona, di lasciarla andare libera verso altri lidi in modo che entrambi si possa rincorrere la propria felicità?
E poi, cos’è la felicità? Esiste una felicità assoluta e costante o in qualche modo è sempre necessario scendere a compromessi quindi in qualche modo si cerca di scegliere il meno peggio? La felicità può trovarsi anche nella stabilità, nella costanza, nei gesti semplici compiuti con le persone per noi più importanti.
L’amore credo sia ricco di compromessi, parlo dell’amore vero, reale, quotidiano. Amare una persona non vuol dire solo amare i suoi difetti, che per assurdo è forse la cosa più facile, ma vuol dire anche accettare l’altro quando non ha sempre la visione uguale alla nostra, cercare insieme di costruire qualcosa di comune ascoltando e prendendo in considerazione anche idee che ci paiono lontane dalle nostre se ci rendiamo conto che per quella persona vale la pena. Amare davvero e in modo profondo in sintesi significa volere il bene dell’altro anche quando si discosta dalla nostra visione o quando questo può voler dire aiutare l’altro a compiere scelte che vadano contro il nostro interesse o il nostro piacere. Solo in questo modo l’amore riesce a renderci ricchi e soddisfatti. “Vorrei un rapporto in cui la persona che amo abbia la mia stessa idea di felicità. Anche se è rappresentata da cose diverse”. Questo estratto riassume alla perfezione quanto espresso sopra.
Il titolo del libro rimanda a un concetto portoghese che esplica l’idea di nostalgia, malinconia, sentire forte la mancanza di un luogo amato, in cui si è stati bene. Questo concetto è molto presente nel libro sia nel significato originale quindi riferito ad un luogo sia come nostalgia di se stessi, bisogno forte di ritrovarsi, ricongiungersi non solo con il luogo del cuore ma anche con la propria persona.