Giancarlo è a capo di un’importante azienda di software con sedi sparse in Italia, fa il pendolare da un paese in provincia di Napoli e Roma. Vive una situazione complicata in famiglia e se sul lavoro è determinato e deciso, in casa mantiene un comportamento mite al limite del menefreghismo. La moglie è indispettita da questo, si sente frustrata. Giancarlo si comporta come se niente lo possa turbare. In uno dei suoi numerosi viaggi da pendolare incontra per caso Grace. Inizialmente si scambiano solo uno sguardo ma poi…
Anche Grace non ha una vita serena e anzi è “fuggita” a Roma proprio per cercare di divincolarsi da una situazione opprimente dalla quale però non vuole, o meglio, non riesce a staccarsi completamente. Grace è prigioniera di se stessa e dei riferimenti imposti dalla società. Si sente intrappolata in una stretta che le impedisce di sentirsi libera anche a costo di smontare la famiglia che ha creato e alla quale è affezionata. Grace è vittima di un marito debole che cerca di nascondere il suo sentirsi inferiore cercando di affossare la moglie e quanti lo circondano. Grace è una donna piena di vita e di capacità che vengono però sempre schiacciate e sotto un velo pesante di critiche da parte di chi invece dovrebbe essere il primo a sostenerla.
Giancarlo e Grace sono entrambi, in modo diverso, vittime dello stesso gioco. Hanno però un modo diverso di reagire alla situazione. Giancarlo con l’aria da sufficienza dimostra di sapere cosa vuole e senza casini, grida e prepotenze agisce, completamente indifferente ai rimorsi della moglie. Grace invece quasi si colpevolizza e cerca di tenere insieme qualcosa anche a scapito di essere la prima a rimetterci.
Spesso abbiamo così paura dell’ignoto o del poco conosciuto che preferiamo continuare a vivere situazioni scomode perché almeno abbiamo la sicurezza di ciò che accade intorno a noi, la prevedibilità ci dà conforto anche se è una prevedibilità lesiva.
L’autore scrive principalmente saggi e ha molto successo in quel campo, con la narrativa ha meno pratica e secondo me in parte si nota. È un romanzo incentrato sui personaggi, l’autore ha costruito una personalità poliedrica e realistica per ognuno di loro e li ha fatti agire in modo quasi naturale. La trama si è costruita da sola. È un po’ carente di contorno, questo romanzo sembra quasi una piece teatrale. Scorrendo le pagine non sentiremo più parlare solo di Giancarlo e Grace ma si allargheranno gli orizzonti anche sulle loro rispettive famiglie e su alcuni colleghi dei protagonisti e questo è un bene però nel complesso avrei preferito un contesto più immersivo, più completo. Per quanto riguarda le relazioni umane instaurate tra i protagonisti della vicenda credo abbiano molto da insegnare, leggendo questo libro mi è in parte venuto in mente “La giusta distanza” di Sara Rattaro che in parte condivide la carenza contestuale, ma condivide anche la bellissima analisi dell’animo umano. I personaggi di Giuseppe Guarino sono estremamente realistici e questo per me è un aspetto molto positivo. All’interno della lettura inoltre vengono svelati gradatamente aspetti che permettono al lettore di cambiare idea su alcuni comportamenti avendone in un successivo momento una panoramica più precisa.
Il bello di romanzi che ricalcano, nei limiti del possibile, situazioni reali è che concedono al lettore di immedesimarsi nei vari personaggi e provare le loro sensazioni. È un libro che sicuramente insegna alle donne a non accontentarsi di relazioni nocive, ma sprona a combattere e farsi rispettare. Sempre. Stare insieme a chi ti sminuisce non è solo controproducente ma anche lesivo e inutile. Non è facile, ma bisogna assolutamente trovare la forza di fare un piccolo salto nel vuoto. Stimola inoltre all’accettazione di se stessi con i propri limiti ma anche e soprattutto considerando le nostre qualità. Grace subisce body-shaming e l’evoluzione del personaggio dà grande forza e conforto alle lettrici o ai lettori che purtroppo si sono ritrovati o si ritrovano nelle medesime situazioni.