Un uomo è stato trovato morto all’interno di una teca di vetro immerso nella formaldeide. Gli agenti Ewson e Jacob Marr indagano sull’omicidio. La situazione appare subito strana in quanto non si vedono le giunture del vetro, come fosse un pezzo unico e quindi sorge spontaneo chiedersi come abbia fatto l’assassino a inserire i corpi pressochè intatti ad eccezione dei tagli compiuti per esportare organi.
Conosciamo da subito il passato dei due poliziotti, nel caso di Ewson è un passato triste e tetro, nel caso di Marr è più malinconico e nostalgico, ricoperto di quel “se fosse stato”.
Quando viene trovato morto Mark, sempre con le stesse modalità spiegate all’inizio, entrano in scena quattro ragazzini musicisti. Hanno una band chiamati Knockdowns e Mark era il loro primo fan nonchè compagno di scuola. Subito dispiaciuti hanno voglia di mettersi in gioco in prima persona per scoprire il responsabile dello scempio. La polizia intanto è in alto mare.
Dopo le due morti Mike, uno dei ragazzini, inizia a fare incubi ricorrenti e raccapriccianti, vede ombre nella sua camera che pare si avvicinino a poco a poco finché lui si rifugia sotto le coperte per proteggersi. Sembrano le classiche paure dei bambini, in questo l’autore è stato molto bravo a giocare con aspetti nei quali il lettore facilmente può immedesimarsi, ma in realtà man mano che la narrazione prosegue questa ombra assumerà sembianze umane e darà istruzioni precise a Mike.
Anche agli altri ragazzi accadranno cose strane, viaggeranno nel tempo e nello spazio, si troveranno a vivere in prima persona fatti accaduti secoli prima. Inutile dire che gli adulti faticheranno a crederci, anche i protagonisti stenteranno a credere a quello che hanno vissuto se non che degli strascichi sono evidenti anche nel mondo reale tanto da portarli a chiedersi cosa sia reale o meno.
Il punto forte di questo libro è la capacità dell’autore di aver caratterizzato tutti i personaggi, anche quelli minori hanno una loro concretezza. Vengono inseriti dettagli per facilitare l’immaginazione del lettore. È incredibile come ogni cosa assume un significato preciso alla fine del libro, guardandosi indietro si comprende come nulla è lasciato al caso. Fin dalle prime pagine vi è un’alternanza tra la narrazione poliziesca-thriller e alcuni paragrafi dedicati al fantasy, all’Oscuro Sire e a Ezra’il. Sembrano nomi buttati lì, staccati dal filone principale della narrazione invece sul finire del libro acquisiscono sempre più senso contribuendo ad un finale spettacolare.
Il punto debole di questo romanzo sono alcuni dialoghi, in particolare gli interrogatori della polizia sono inverosimili e io da amante dei polizieschi non ho potuto non constatare questo aspetto. Ho trovato invece la parte fantasy ben fatta e ben strutturata, preciso però che non sono esperta di fantasy in quanto ne ho letti molto pochi pertanto vi chiedo di scusarmi se qualche amante di fantasy leggerà queste righe e poi leggerà il romanzo e non si troverà d’accordo con quanto ho affermato.
È un romanzo capace di tenere incollato l’autore, c’è tanta azione ma non mancano i momenti più intimi e sensibili. Nascono amicizie forti e sbocciano amori. Si parla di violenza e di adozione con tutte le paure e le insicurezze che da quest’ultima derivano. Ho trovato cura nei dettagli, è una narrazione profonda senza essere pesante, mantiene una buona scorrevolezza senza peccare di superficialità. Bella anche la riflessione riguardante i soldati: anche se uccidono e compiono il male sono anche loro stessi vittime di un sistema più alto e insensibile che gioca con le vite umane come fossero soldatini di stagno.
Per la grande dose di avventura e suspence e per un linguaggio giovanile consiglio il libro anche agli adolescenti.
“Resistenza. Questa è la parola. Perché l’oscurità si raduna sempre attorno alla luce. Ma se la fiamma della speranza è viva, allora la luce resisterà e quando troverà abbastanza forza spazzerà via il buio, o comunque lo terrà a debita distanza, permettendo alla vita di nascere e crescere”