ASTRID DI ALESSIA VAZZOLER
Siamo nel 2124. Il Governo ha stabilito che CZ1379 e RS2271 dovessero unirsi in Matrimonio a vita. Il Governo ha stabilito che scuola dovessero frequentare, che lavoro dovranno svolgere. Il Governo impone a tutti gli individui del mondo di non parlare se non è necessario onde evitare di divulgare falsità o stupidaggini inutili. Il Governo ha stabilito che non si può divorziare. La vita ha un unico scopo: essere produttivi per il progresso continuo del Pianeta. Non sono ammesse emozioni, sentimenti, pensieri. È il Governo che sceglie cosa bisogna leggere, tutto è ultra tecnologico. La tecnologia ha il predominio sugli esseri umani che a questo punto, chiamarli umani, non ha più senso a parer mio.
RS2271 è infastidita da CZ1379 che sembra avvicinarsi più del dovuto, la osserva, tenta pure di parlarle. Tutto questo non è ammesso dal Governo, se si viene beccati finisce male. CZ1379 un giorno però scompare e RS2271 è dispiaciuta, ma non fa in tempo a realizzare la cosa che viene convocata dal Dirigente Scolastico che le comunica che verrà messa sotto stretta sorveglianza. Perché? Cosa ha fatto? Centra qualcosa CZ1379?
Penso abbiate capito che ci troviamo in un mondo distopico, ma per certi versi neanche troppo lontano da periodi storici realmente accaduti purtroppo, se pensiamo al divieto di parlarsi e al divieto di leggere altro che non fosse esplicitamente accettato e concesso dal Governo.
Il punto focale però è un altro secondo me. Questi individui vengono privati, oltre che del pensiero, anche dell’emozioni, della possibilità di fantasticare, immaginare, la loro mente è stata condizionata a tal punto da vivere in modo apatico come robot. Estremizzare l’utilità, la produzione, una vita vissuta solo per contribuire al progresso economico e materiale ha senso secondo voi?
L’autrice ci dà una sua risposta, attraverso il percorso di RS2271 esalta l’importanza di aspetti tanto fondamentali e indispensabili quanto dati per scontati perché viviamo in un mondo dove avere un nome proprio, poter disegnare, scrivere, leggere è assolutamente normale e scontato.
Penso che quello dell’autrice è un monito a non disumanizzarci, a non trasformarci in robot, macchine asservite al sistema. E per sistema non intendo necessariamente il Governo, quanto tutti i personaggi dello spettacolo che non danno un contributo culturale o contenutistico ma si limitano a lanciare mode seguite in massa. La libertà di pensiero è sacra e dobbiamo tenercela stretta finché l’abbiamo e lottare con le unghie e con i denti per mantenerla.
L’essere umano per natura ha bisogno di una guida, di un punto di riferimento, non è sbagliato ma bisogna scegliere bene chi scegliamo come guida. Amare, emozionarsi, provare sensazioni non fabbricano denaro, godersi il sole al parco, farsi un bagno al mare, vedere un bel film, non ti fanno diventare ricco economicamente (a meno che tu non sia una famosa web-influencer e ti filmi mentre lo fai) ma ti fanno diventare ricco dentro, è linfa vitale per sentirsi felici e liberi.
Tutti vogliono essere liberi ma pochi sanno cogliere bene questa libertà, pochi usano il pensiero critico e sono pronti a mettere in discussione ciò che gli sta intorno.
“Le persone adottano di fondo gli stessi comportamenti in dittatura e libertà, ma le motivazioni sono differenti e addirittura diametralmente opposte”.
Il mio consiglio per concludere è quello di vivere appieno, andate ai concerti, andate nei musei, perdetevi in giro per le città, amate, emozionatevi, guardate film, giocate, leggete tanti libri (in primis questo).
“Se riuscirai a sopportare la lettura di libri brucianti come 1984, Il mondo nuovo, Arancia Meccanica, Fahrenheit 451 o graphic novel come V per Vendetta e trarne il giusto insegnamento, allora sarai l’unica persona veramente libera d’Europa”.
“Leggere mi aveva salvato” “Leggere aveva una funzione liberatrice e salvifica […]. La lettura era una ricerca continua, non una risposta. In essa si potevano incontrare molti punti in comune con il proprio modo d’essere e delle riflessioni nuove, a cui si avrebbe tanto desiderato essere in grado di pensare per primi”.