Questo volume di 163 pagine è una vera perla. L’edizione è molto curata, ha proprio l’estetica di un vecchio manoscritto consumato dall’uso e dal tempo. Un manoscritto vissuto con tanto di note, cancellature, appunti, commenti a lato della pagina. L’autore in 163 pagine ha racchiuso 34 racconti con personaggi e situazioni diverse ma con un enorme aspetto comune: il disagio. Il disagio in tutte le sue forme e manifestazioni. Alcuni racconti sono diretti, concisi, altri necessitano di un’interpretazione, hanno un senso figurato. Tutti trasmettono quel senso di malessere, di disagio appunto. Riuscire a trasmettere questa sensazione così particolare e intima in ogni singola pagina è da veri talenti.
In un racconto intitolato “La guerra al vento” ho trovato somiglianze con la situazione attuale dettata dal Covid: “fu così che il vento dichiarò guerra all’uomo e l’uomo si scoprì impotente perché il nemico era nascosto e non poteva essere visto. Per paura le persone si chiudevano in casa, con le finestre sbarrate, rinunciando all’aria nuova: ma si poteva vivere in quel modo?”
Pensandoci bene però il vento del racconto potrebbe riferirsi anche all’ignoranza, la cattiveria, tutti quei mali invisibili ma distruttivi, che serpeggiano inavvertiti quasi ma che fanno più male di una pugnalata.
Di grande impatto emotivo poi ho trovato il racconto intitolato “Atlante”, l’immagine alla fine del racconto è più esplicativa di mille parole. Una donna che si fa in quattro per occuparsi di tutte le faccende, anche quando è stanca, anche quando è triste, anche quando vorrebbe giustamente essere coccolata e viziata un pochino. E non è tutto. Nonostante gli sforzi e le premure viene additata quando sbaglia, quando si dimentica qualcosa, sentendosi sbagliata, inutile.
Vogliamo parlare invece dell’uomo grasso che ha al suo interno un altro uomo più piccolo, credo un’ anima, la sua vera essenza e vitalità soffocata per qualche sofferenza, per qualche complesso che porta l’uomo a soffocare nel cibo per sopperire ad altre mancanze.
Vi è poi un racconto bellissimo sul bullismo, forte, straziante, Luca Maletta è geniale nel far trasparire le emozioni, le sensazioni della povera Alisea. Molto forte, urterà la vostra sensibilità.
Ci sono poi svariati racconti sull’amore, le relazioni amorose e amicali. Tante sfaccettature, tutte fanno emergere l’irrequietudine, il disagio, l’ansia. Luca Maletta ci descrive relazioni sbagliate, relazioni che non funzionano ma nessuno ha coraggio di ammetterlo, la complessità di rapportarsi con la persona che dovrebbe essere una delle più intime. In molti racconti devo ammettere che mi son ritrovata, ho sentito mie molte sensazioni, alcune non le avevo neanche portate a consapevolezza prima di leggere questo volume.
L’incapacità di trovare una strada propria, continuare a girovagare per inerzia, per senso del dovere, senza chiedersi dove si sta andando e perché. Forse non lo si sa, forse si è persi, si ha paura e per non darlo a vedere si finge di avere una meta.
L’insicurezza e quel senso di disagio, di spaesamento dopo un grande traguardo scolastico. L’incertezza di cosa si farà dopo, quali porte si apriranno, non per tutti il futuro è chiaro e definito, per alcuni vi è una sanguisuga che non dà tregua.
È un volume che vi consiglio sia per la bellezza estetica e la cura dei dettagli, vi è una pagina con una macchia di caffè e un’altra bruciata, sia per le sensazioni che vi regala, non sensazioni piacevoli chiaramente ma arrivano dritte e potenti. Io me lo son gustato lentamente, intervallandolo ad altri romanzi.