Un sicario di professione, preciso, puntuale e con una mira infallibile. Un uomo serio, che si sa nascondere bene tra la folla, agilissimo nello sparire senza lasciare tracce. Tutto questo è Billy Summers, un uomo che decide di lasciarsi tentare da un ultimo incarico prima di cambiare vita definitivamente. Nick lo ingaggia per uccidere un uomo. Si sa poco di lui, solo che qualcuno non vuole che parli, ha per le mani qualcosa di grosso che potrebbe regalargli un ergastolo al posto della pena di morte per i suoi reati. Ma cosa? E soprattutto chi lo preferisce morto? E perché?
Sono domande a cui Billy non sa e non ha interesse a rispondere. Il suo lavoro consiste nell’eseguire il suo incarico, incassare una somma in questo caso molto considerevole e sparire nel nulla, stavolta per sempre. Ha deciso che sarà il suo ultimo incarico. Vuole cambiare vita.
Billy si presenta a Nick e ai suoi collaboratori recitando la parte dello stupido, lo capiamo solo proseguendo con la lettura; in realtà ogni sua mossa fa parte di un piano ben congegnato. Nick gli spiega che ha creato per lui un’identità falsa per giustificare la sua presenza nella zona: è uno scrittore, di giorno fingerà di lavorare al libro in un appartamento di proprietà del suo “agente” e quando non lavora vivrà in una villetta in una graziosa zona residenziale. Per non dare nell’occhio e creare sospetti è importante che si costruisca un’immagine positiva con i vicini, dovrà mostrarsi amichevole ma al contempo diffidente, non esporsi troppo.
Billy ci riuscirà anche fin troppo bene e pian piano il suo lato più sensibile e dolce uscirà allo scoperto. È un uomo sensibile e profondo e questi aspetti si sposano male con l’altra faccia della sua personalità. Proprio questa duplicità è l’aspetto che più mi ha lasciato perplessa del libro, l’ho trovata fortemente irrealistica. Billy non ha un’epifania finale che lo porterà a riconsiderare la sua vita e chiedere perdono, è più come se dentro di lui convivessero da sempre la parte spietata e razionale e quella morale e sensibile. King racconta momenti toccanti dell’infanzia di Billy, è vero, il background è molto ben costruito e ci porta in qualche modo a giustificare l’uomo che inseguito è diventato però ritengo impossibile convivano nella realtà sensibilità e spietatezza calcolata. Avrei compreso meglio una furia omicida, una frustrazione sfogata attraverso gesti cruenti perché avrebbero raccontato la sensibilità sotto un’altra veste ma pur sempre un sentimento sincero, forse troppo. Poco credibili sono anche gli avvenimenti che accadranno dopo la comparsa di Alice. Comprendo che la paura e l’angoscia sul momento possono portare le persone a comportarsi in modo folle, assurdo ma non trovo credibile il protrarsi di tali comportamenti all’infinito, senza un vero pentimento, un vero confronto con la propria coscienza. Anche Alice stessa, forse anche più di Billy metterà in atto comportamenti assurdi e irrealistici.
Ora mi direte: “stai leggendo Stephen King e non un romanzo storico o una biografia di un personaggio realmente esistito pertanto è normale che la trama non sia del tutto credibile”; è vero ma è anche vero che uno dei punti di forza di King per me è la capacità di costruire personaggi molto verosimili nonostante siano inseriti in contesti molto fuori dal comune e palesemente inventati. In questo caso forse è accaduto il contrario: il contesto era abbastanza realistico, erano i personaggi ad avere comportamenti fuori dalla realtà.
Concludo dicendo che ho amato tantissimo la citazione a “Shining” con l’Overlook Hotel.