C’è un incendio allo Chalet di Vion. Le fiamme sono altissime e avviluppano la struttura ospitante 12 ragazzine e le loro tutor. C’è concitazione e sgomento, le bambine impaurite seguono le indicazioni delle loro educatrici per mettersi in salvo all’esterno dell’edificio.
Vengono contate e ricontate ma ogni volta il computo è di 11 bambine…
Il gelo.
La narrazione si sposta raccontandoci la vita di Serena, una broker di successo pragmatica ed efficiente. Abituata ad affrontare le angustie della vita con sagacia e cinismo. Non vuole relazioni stabili, preferendo l’appagamento istantaneo e senza legami. Vive in un grattacielo altissimo a Milano e la sua vita sembra scorrere in modo prevedibile e soddisfacente fino a quando una telefonata cambierà i suoi piani e le sue priorità.
Ora capirete che non posso raccontare di più altrimenti vi rovinerei la piacevolissima esperienza di scoprire pagina dopo pagina come si dipana la vicenda; vorrei però soffermarmi sul tema centrale di questo libro: la genitorialità.
Essere genitori è un mestiere difficile, a volte addirittura estenuante. Ci sono tanti modi per essere genitori e tanti modi per diventarlo, tante situazioni più o meno piacevoli che portano un individuo a diventare genitore. Questo libro ci porta a riflettere su questo tema: cos’è la famiglia? Da quanti individui è formata? Cosa vuol dire essere genitori? Si può parlare di figli solo se siamo legati dal DNA?
La famiglia di Serena è sicuramente una famiglia particolare, con spigoli, curve e priorità ben definite almeno finché suonerà il telefono…
La crepa che si insinuerà nei meandri dell’anima di Serena sarà impercettibile all’inizio, ma diventerà sempre più ampia fino a diventare una voragine. Serena scoprirà emozioni e sensazioni che non immaginava neanche di poter provare e che la porteranno inevitabilmente a rivedere le sue priorità e a riflettere sul significato di essere genitore.
Un altro tema importante è quello del perdono. Proviamo a soffermarci su quante volte stigmatizziamo qualcuno in fretta, senza dargli la possibilità di redimersi o senza concedergli la possibilità di dimostrare di essere cambiato. Tutti abbiamo commesso errori più o meno gravi nella nostra vita, e salvo forse per certe esasperate eccezioni, è giusto permettere a tutti la possibilità di scusarsi e di tornare a vivere pentiti e coscienti degli sbagli commessi.
La trama centrale e in particolare il finale mi ha ricordato “La ragazza di neve” di Javier Castillo, quindi non proprio un tema originale ma raccontato egregiamente, con quel pathos noir e quella capacità di descrivere l’anima di cui Carrisi è un vero maestro.
È un libro che si divora e che ci fa affezionare ai personaggi che sono realistici e con una personalità ben costruita, multidimensionale e in costante mutamento. I percorsi di formazione di Serena e di Adone sono ben congegnati. Serena al principio può risultare antipatica e lontana per il suo modo fin troppo razionale e calcolatore di agire, ma scoprirà a sue spese di possedere invece tanta umanità e sensibilità ma non solo: la sua determinazione la sua caparbietà che tanto l’hanno aiutata nel lavoro le daranno soddisfazione anche nel momento più buio della sua esistenza.
Adone invece si presenta in un modo criptico e ombroso che può generare diffidenza in chi lo incontra, solo coloro che sanno andare oltre le apparenze però avranno modo di scoprire il mondo che si porta dentro e magari apprezzarlo.