Claudio come sempre è una certezza, ho letto 4 libri suoi, compreso il volume che sto per raccontarvi e ho notato un filo che li accomuna tutti: la sensibilità e la delicatezza con la quale accarezza l’anima del lettore. Le sue parole sono balsamo per l’anima e spunto di riflessione concreta per il cervello. Chiusa l’ultima pagina ci si sente rinvigoriti e rincuorati, pieni di un’energia nuova e propositiva.
L’editore che apre il romanzo descrive Claudio in questo modo: “è apparso ai miei occhi, da subito, come il gigante buono […] percepisce il malessere degli altri e con un sorriso trova il balsamo che lenisce i mali. I suoi libri sono esattamente così” e io non posso che essere d’accordo in quanto le sue parole rispecchiano alla perfezione l’idea che ho io dell’autore pur non avendolo mai conosciuto di persona.
Veniamo ora al libro in oggetto :“Per i sogni non ci sono segreti” è un diario più che un romanzo, un diario autobiografico attraverso il quale l’autore racconta il su viaggio a piedi lungo la via Francigena fino a piazza San Pietro (Roma). Viaggio durato 5 giorni che ha compiuto sempre da solo, cercando di tenersi lontano pure dai social in modo da rigenerarsi e riscoprire la bellezza di stare in mezzo alla gente e intessere relazioni, come lui stesso ammette tra le pagine. D’altronde l’uomo è “un animale sociale” come diceva Aristotele, ma talvolta ha bisogno di momenti di solitudine per rigenerarsi e apprezzare maggiormente gli affetti che lo circondano.
La particolarità di questo libro, rispetto magari ad altri diari di viaggio, è la prospettiva dalla quale è scritto che trovo per l’appunto molto originale: Claudio infatti racconta la sua esperienza facendo parlare Testa, Piedi, Pancia e Corpo. Laddove gli appena citati rappresentano letteralmente le parti del suo corpo.
Segue uno stralcio da esempio:
“E meno male che ci avevi assicurato che la mattina non avremmo incontrato salite…”
“Ma vi lamentate sempre? Anche quando siete belli freschi profumati?”
“Eccola la grande motivatrice. Che ne sai tu di fatica? L’unica fatica che fai è guardare bei panorami…”
“Dite questo perché pensate che io sia completamente slegata da voi. Credete che io sia libera di andarmene per conto mio a filosofeggiare e non debba subire tutte le preoccupazioni e le vostre fatiche, come tutte quelle di resto di Corpo?”
È interessante vedere come Testa e Piedi siano effettivamente collegati in un tutt’uno senza soluzione di continuità. La Testa è il centro nevralgico di controllo, la fonte primaria di idee e pensieri che deve stare attenta alle necessità e ai bisogni del resto del Corpo per poter portare avanti al meglio i suoi obbiettivi. Il nostro Corpo è una squadra, ogni sua parte ha un’importanza vitale ed è bene che sia messa nelle condizioni mentali e fisiche ottimali per poter svolgere al meglio le proprie funzioni. Ecco quindi che Testa si prende cura di Piedi dopo una lunga giornata di cammino spalmando creme e donando loro riposo per esempio.
Inevitabilmente il viaggio di Claudio non sarà solo fisico e pratico ma avrà anche un risvolto psicologico e spirituale. “Necessario eliminare le impurità che li attanagliavano per poter camminare meglio. Più spediti” È evidente il riferimento anche metaforico.
Per lui infatti è l’occasione per vincere certe paure e cercare di tornare alla vita di prima considerando che ha intrapreso questo viaggio appena dopo il primo lockdown (2020). sarà occasione di profonde riflessione come ad esempio quella scaturita dall’incontro di un cagnolino proveniente da una villa lussuosa “Vedere quel cagnolino che aveva cercato compagnia e coccole al loro passaggio la fece riflettere su quanto sia inutile basare la propria esistenza sul lusso. Per lei non era importante l’agio della ricchezza materiale, quanto più la ricchezza di essere se stessi. Non la gabbia dorata, ma la condivisione del proprio essere”
Ecco quindi che attraverso 102 pagine Claudio ci fa venire voglia di viaggiare, visitare luoghi senza dimenticarci di seguire sempre il nostro passo, affrontando ostacoli e difficoltà senza abbatterci, così come nel lungo percorso di vita e ci dona anche pillole per accrescere la nostra autostima e la consapevolezza di noi stessi come persone imperfette ma non per questo meno valide.
Nelle ultime pagine l’autore chiude il cerchio aperto a inizio libro incoraggiando il lettore a lottare per i propri sogni “Che cosa c’è di sbagliato nel cercare di realizzare i propri sogni? Che cosa c’è di male nel sognare ad occhi aperti?” e a non disprezzare un’esperienza solo perché contaminata da insidie come la neve sulle cime delle montagne: “accomunava i cristalli di ghiaccio che le rivestivano al gelo che si portava dentro ormai da tempo immemore. Non capiva la benevolenza di quell’accumulo nevoso, necessario a completare un ciclo biologico fondamentale per la natura” Questa metafora mi è piaciuta un sacco, credo racconti alla perfezione il messaggio secondo il quale, come già detto sopra, è proprio l’imperfezione a rendere unica e speciale ogni esperienza e, come si suol dire “Non tutti i mali vengono per nuocere”.
Chiudo sottolineando la bellezza delle descrizioni dei luoghi e dei paesaggi, molto suggestive. Mi sono commossa leggendo e immaginando Claudio sul Monte Mario in contemplazione del paesaggio sottostante “la Cupola di San Pietro che offuscava le altre decine di cupole delle infinite chiese romane. L’Altare della Patria, che si ergeva possente in contrapposizione al Cupolone quasi a ricordare il non sempre rispettato detto cavouriano “Libera Chiesa in libero Stato” il Colosseo…”