TRILOGIA DI GWENDY- STEPHEN KING

La “Trilogia di Gwendy” racconta la storia di una ragazzina da quando ha 12 anni e sta trascorrendo la sua ultima estate da bambina prima di approdare alle medie fino a quando diventa Senatrice a bordo di una nave spaziale intenta ad assolvere un compito importante.

Ciò che aiuta Gwendy a passare da essere una ragazzina timida, impacciata e preda preferita dei bulli a una donna in carriera seppur con le sue fragilità e debolezze è la misteriosa scatola dei bottoni.

Conosciamo Gwendy nel primo volume mentre è intenta a fare la quotidiana corsa per “la scala del suicidio” sperando di perdere peso per l’inizio del nuovo percorso scolastico. Quel giorno però ad attenderla in cima trova una sorpresa: un uomo con uno strano cappello nero in testa è seduto su una panchina e la sta fissando. Farà quindi conoscenza con il signor Richard Farris, colui che le consegnerà la scatola dei bottoni e le spiegherà come usarla. Gwendy ne è fin da subito intimorita ma allo stesso tempo incuriosita quindi, dopo un primo momento di ritrosia, si lascia coinvolgere. Da quel momento la sua vita non sarà più la stessa.

La scatola dei bottoni sarà la grande protagonista, forse la vera protagonista dei romanzi, che userà Gwendy per raggiungere i suoi scopi. La scatola emana potere e più le si lascia spazio più scindere chi comanda e chi esegue diviene difficile. Mi ricorda il rapporto di un tossicodipendente con la droga. Il senso di alienazione e gioia che si prova all’inizio viene ben presto sostituito da una forte necessità al limite della sofferenza. Gwendy vivrà sulla sua pelle dei miglioramenti estetici e caratteriali che la porteranno ad uscire dal suo guscio e a sentirsi meglio ma purtroppo ne dovrà pagare anche le conseguenze. Non tutti sono disposti ad accettare che la “sfigata”, bruttina e cicciottella del gruppo si trasformi in cigno e potrebbero reagire innervosendosi e provando una punta di invidia, ma non sono solo queste le conseguenze che dovrà affrontare Gwendy: quando si sta bene e si provano sensazioni deliziose si ha voglia di averne sempre di più, ecco che arriva la dipendenza. Gwendy diventerà attratta morbosamente dai magici cioccolatini dispensati dalla scatola e tutta la sua esistenza sarà quindi scandita da questo rapporto di attrazione e rifiuto ragionevole.

Estrapolando per un momento dal contesto la fioritura di Gwendy, tralasciando quindi il parallelismo con la tossicodipendenza, vorrei porre l’accento sull’importanza di figure guida che aiutano a trovare fiducia in se stessi. Penso ai genitori, agli insegnanti, ad amici o a semplici sconosciuti che ci infondo fiducia con una parola, una riflessione, un complimento. Soprattutto gli adolescenti hanno bisogno di queste figure, spesso sono impantanati nella timidezza e nell’insicurezza e avere qualcuno che crede in loro o qualcosa in cui credere aiuta a uscire dall’impasse. Si può trattare anche di qualcosa di piccolo o insignificante. La scatola dei bottoni, in questo caso, di per sé non ha nulla di attraente, ma acquisisce fascino grazie a chi e a come viene presentata. La magia bisogna trovarla dentro di noi e credere al cambiamento affinché questo avvenga davvero. È quello che succede a Gwendy quando schiaccerà un bottone della scatola. Le conseguenze sono davvero responsabilità sua? Fino a che punto può influenzare gli accadimenti nel mondo? O la convinzione unita alla superstizione le fa attribuire responsabilità non sue?

La scatola è stata dunque la miccia che l’ha aiutata a definire la propria vita in meglio riuscendo ad uscire dal guscio nel quale si era chiusa. Se però si pensa che Gwendy non abbia dovuto affrontare delusioni e sconfitte dopo l’incontro con la scatola ci si sbaglia di grosso. King, pur scrivendo romanzi lontani dalla realtà, non dimentica le dinamiche socio-relazionali e i maggiori dilemmi umani e li riproduce con una fedeltà commovente. La vita di ognuno è costellata di delusioni e gioie e spesso sono le maggiori gioie che creano come un effetto domino alcune delusioni. In questa trilogia ho trovato una dinamica relazionale simile a quella presente in “Christine, la macchina infernale” del 1978. Gwendy come Arnold, Arnie per gli amici, è impacciata e ha poche relazioni sociali. Entrambi però si ritrovano attratti da un oggetto che almeno all’inizio rappresenterà la loro salvezza. Miglioreranno dal punto di vista estetico e formeranno il loro carattere. Gli amici più vicini però faticheranno ad apprezzare fino in fondo questa evoluzione positiva facendo germinare dentro di sé il seme dell’invidia. È quello che succede a Olive e Dennis e che presto farà incrinare i rapporti con i loro migliori amici. Ognuno di noi ha bisogno di rinfrancare la propria autostima e lo fa, consapevolmente o meno, confrontandosi con qualcuno considerato “inferiore” per alcuni aspetti. Quando gli equilibri si spostano perché il nostro punto di riferimento modifica qualcosa di sé caratterialmente o esteriormente, per quanto possa esserci dell’affetto sincero, non si è esenti da un fastidio che si fatica a spiegare. Questo accade perché si sente che l’equilibrio sicuro fino a quel momento non è più sicuro e forte e si ha quindi la necessità di costruire un nuovo equilibrio su cui fondare la propria autostima.

Il cambiamento mentale di Gwendy mi ricorda un altro personaggio di King, anch’essa una donna tra le più amate tra i suoi personaggi: sto parlando di Holly Gibney. Anche lei la conosciamo insicura e impacciata e nello scorrere della trilogia acquisisce sempre più sicurezza e di conseguenza fascino andando a manifestare qualità che lei per prima non sapeva di possedere.

Concludendo mi piaceva soffermarmi su un altro aspetto che traspare tra le righe: spesso ci chiudiamo in noi stessi, non esternando le nostre paure o le nostre preoccupazioni perché convinti di non trovare comprensione e aiuto nel prossimo. Gwendy, sul finale dell’ultimo romanzo, ci dimostra quando questa nostra convinzione sia errata. Ad un certo punto si è vista costretta a svelare la sua vera missione e per sua sorpresa la rivelazione fu accolta con molta benevolenza. Affidarsi agli altri quindi non è sempre un male, spesso troviamo più gentilezza e disponibilità di quello che pensiamo.

Pubblicato da giulianuvolelibri

Ciao!! Mi chiamo Giulia, ho 27 anni e sono una studentessa all’ultimo anno di Scienze della Formazione Primaria. Amo insegnare e occuparmi dell’educazione e la formazione dei bambini. La mia missione principale è far appassionare alla lettura grandi e piccini! Adoro leggere, i libri aprono innumerevoli porte, fanno sognare ad occhi aperti. Ho aperto la mia pagina Instagram giulia_nuvolelibri il 24 febbraio 2019 per condividere la mia passione! Grazie a Instagram ho scoperto un mondo fantastico, persone appassionate come me che da una passione hanno costruito qualcosa di più professionale. Sono rimasta letteralmente affascinata da alcuni profili, dalla loro competenza e serietà, con un pizzico di divertimento e ironia che non guasta mai, e ho deciso quindi di dare un’impronta più professionale alla mia passione. Scrivere le recensioni sotto ad un post su Instagram è diventato riduttivo, sentivo di non riuscire a esprimermi a pieno quindi ho deciso di aprire questo blog. Sarà collegato alla mia pagina Instagram e conterrà recensioni e pensieri sui libri che leggo in modo più approfondito e completo rispetto alla didascalia sotto al post di Instagram. Spero che i contenuti saranno di vostro gradimento! BENVENUTI

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